“Le meditazioni di
un pazzo” è il titolo di un libro del romagnolo Mario Mariani, giornalista,
uomo di teatro, spadaccino e noto antifascista. Fu costretto a fuggire
all’estero, dopo un duello all’ultimo sangue con il famigerato squadrista
fascista Rapieri di Carpi.
Il Mariani, ormai
estromesso da tutti i giornali, era venuto a Carpi come direttore di una
compagnia teatrale. Gli squadristi di Carpi, che ben conoscevano le sue idee
contro il fascismo lo invitarono ad un banchetto a Migliarina di Carpi. Il
gestore del locale ove si svolse il pranzo era un fascista padre di uno
squadrista. Il banchetto era all’aperto. Io, che allora avevo 11 anni, nel 1924
assistetti inorridito dal modo in cui fu vigliaccamente bastonato. Il pranzo
stava per finire e si stava per passare ai brindisi. Mi rivedo la scena davanti
agli occhi come se fosse successa ieri.
I fascisti si
alzarono in piedi inneggiando al duce ed al fascismo. Mario Mariani si alzò in
piedi e disse: io sono comunista e me ne vanto.
Questa spavalderia
gli costò cara.
Sia i fascisti che
il Mariani erano tutti armati di rivoltella. All’affermazione del Mariani i
fascisti fecero finta di niente. Appesero un vecchio vaso da notte ad un ramo
lungo la carreggiata del campo retrostante e sfidarono il Mariani a misurarsi
con loro alla pistola. Nel frattempo uno squadrista corse a carpi a chiedere
rinforzi. Quando Mariani ebbe finito le munizioni, fu aggredito dai fascisti
che ebbero facilmente il sopravvento su di lui.
Eravamo in luglio
e nel campo c’era un gran mucchio di paglia, residuo della recente trebbiatura
del grano. Il Mariani era sdraiato su questo cumulo di paglia ed i fascisti lo
bastonavano selvaggiamente. Mi stupisce ancora oggi il fatto che dalla sua
bocca non uscì nemmeno il minimo lamento. Il capocomico della compagnia fu
colpito da parecchi schiaffoni e le due soubrette furono dipinte di nero. Alla
fine il Mariani malconcio fu caricato in macchina con la sua compagnia e
spedito in treno a Milano dove la compagnia aveva sede.
Il Mariani, con
la poca stampa ancora libera, narrò il modo vigliacco in cui era stato
aggredito e bastonato dagli squadristi fascisti di Carpi. A seguito di ciò
Rapirei, uno dei più violenti squadristi di Carpi, per smentire le affermazioni
del Mariani sulla vigliaccheria dei suoi camerati, lo sfidò a duello all’ultimo
sangue. Il duello si svolse in una località del mantovano, a me ignota. Il Rapieri
venne trafitto ad un braccio ed il duello fu sospeso. Mentre a Carpi in tutte
le vetrine veniva esposto il ritratto dell’eroe Rapirei con tanto di
dedica di Mussolini, il Mariani fu
costretto a fuggire all’estero per mettere al sicuro la sua vita.
Qualche anno dopo
il Mariani si rese protagonista di un altro clamoroso episodio avvenuto in
Argentina, paese nel quale aveva trovato rifugio. In una festa organizzata dai
fascisti per gli italiani colà residenti si presentò anche il Mariani. Fu
individuato dai fascisti che lo minacciarono e tentarono con la forza di
gettarlo fuori. A quel punto il Mariani
estrasse la pistola ed uccise due
fascisti. Ne processo che ne seguì il Mariani venne assolto per legittima
difesa.
A me che con
simpatia ne ho seguito la vita e l’esilio, sembra che anche il Mariani vada
inserito fra tutti coloro che hanno messo a rischio la loro vita per la
libertà.
Io del Mariani
avevo due libri: “Le meditazioni di un pazzo” e “ Il ritorno di Macchiavelli”
che forse sono ancora conservati nella biblioteca di mio figlio Corrado. Nel
ritorno di Macchiavelli sembra che l’autore si sia ispirato ai metodi usati da
Mussolini per imporre la sua dittatura.
Sembra che il
Mariani sia rientrato in Italia, dopo la fine del fascismo e sia morto in
Romagna, ma io non ho mai trovato delle notizie certe in merito.
Nelle
“Meditazioni di un pazzo” egli immagina di cadere dal cielo e, arrivando a casa
sua, di trovarla piena di gente intenta a seguire un uomo che faceva strani
gesti. Si convince di essere arrivato in un manicomio.
Anch’io a volte
mi immedesimo nelle stesse meditazioni da pazzo e penso ai Popi di qualsiasi
religione che, invece di immedesimarsi e di ispirarsi alla volontà del loro Dio, provocano ancora
oggi guerre di religione. Se si ispirassero ad un unico Dio, adorandolo secondo
le millenarie credenze di ogni popolo, si eviterebbero guerre e si potrebbe
dare un grande beneficio a tutta l’umanità.
I nostri
sacerdoti ed il sommo Pontefice della religione cattolica, invece di sentirsi
ispirati e di volere imporre in nome di
Dio delle scelte che poco hanno a che vedere con la Miserirdia , dovrebbero
mettersi al servizio di coloro che soffrono ed assisterli fino alla fine della
loro esistenza.
Invece purtroppo siamo costretti ad assistere alla tragedia
di genitori che invocano la fine dei loro figli per sottrarli agli accanimenti
terapeutici che la Chiesa
vuole imporre in nome di Dio.
Questo sarebbe
il vero senso di pietà al quale dovrebbero ispirarsi tutte le religioni.
Come nel libro
di Mario Mariani, anche le mie sono meditazioni di un pazzo?
16-11-2008
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