giovedì 9 gennaio 2014

LA RESA DEI CONTI


   Se nella verde etade alcun trascura
     Di laudato sapere ornar la mente
     Quando è giunta per lui l’età matura
     Di aver perduto un sì gran ben si pente

     Cercalo allor ma trovasi a man vote
     Potea, non volle, or che vorria non pote.*

    Io ho frequentato fino alla quinta elementare e poi ho fatto la seta serale. I miei genitori mi avrebbero fatto studiare, ma io non vedevo l’ora di smettere di studiare, ignaro del bene che avrei perduto. Ma forse sarei rimasto un modesto intellettuale. Comunque a sei anni avevo cominciato a studiare musica e violino con discreto successo. In seguito per ragioni economiche e poi a causa della guerra ho svolto attività di casaro in vari caseifici. Nel 1965 mi sono trasferito a Bologna, dove per qualche anno ho svolto lavoretti occasionali. Poi finalmente ho trovato un lavoro, che mi ha tenuto impegnato insieme a mia moglie, per cinque anni come commesso in un negozio del caseificio Samoggia. Forse quelli rimangono gli anni più belli da ricordare. Mia moglie aveva molte più capacità di me ed in negozio ci sapeva proprio fare soprattutto nel reparto carni. Il negozio lavorava moltissimo con tutti i prodotti freschi della produzione propria del caseificio, ma per motivi che non starò qui a raccontare, dopo cinque anni fu costretto a chiudere. Io nel frattempo avevo raggiunto i sessant’anni e potei andare in pensione, mentre a mia moglie fu riconosciuta l’invalidità. Da quel momento e per vari anni ci siamo dedicati ai lavori domestici ed all’assistenza delle nipotine nell’attività scolastica ed extra.
     In questo periodo ho cominciato a scrivere su alcuni giornalini del quartiere ed ho messo a disposizione delle scuole le mie competenze nel settore della produzione del formaggio grana.
     Per molti anni di seguito, su richiesta di alcune insegnanti delle scuole elementari San Domenico Savio delle Due Madonne, ho spiegato in classe le fasi della lavorazione e poi ho accompagnato i ragazzi in visita al caseificio Samoggia di Anzola dell’ Emilia. Ho accompagnato anche dei ragazzi delle scuole medie, ma solo saltuariamente. E’ stata sempre e comunque un’attività molto piacevole, di cui conservo un grato ricordo.
    Un fatto in particolare mi è rimasto molto impresso. La maestra Turtura delle scuole di via Milano, mi chiese di fare una lezione e poi di accompagnare in visita una  seconda elementare. Io ero molto titubante perché ritenevo che i bambini fossero troppo piccoli per poter essere interessati.
Ma la mia prima meraviglia fu l’attenzione con la quale seguirono tutto lo svolgimento della lezione. Io parlavo anche della storia della lavorazione, quando la lavorazione veniva fatta a legna e delle varie trasformazioni che subiva il latte prima di diventare formaggio. Erano interessatissimi.
Ed anche al caseificio erano tutti attenti intorno alle caldaie dove avveniva la cottura del formaggio.
    Un fatto mi fa ancora sorridere. Nel caseificio c’erano anche i maiali ed i bambini hanno cominciato a ridere quando hanno visto i maiali che facevano la pipi. Non avevano mai visto un maiale e non immaginavano che anche loro facessero la pipi. Su invito della maestra sono andato anche a vedere i loro compiti con i disegni delle caldaie e del fuoco che le ricopriva. In tanti anni non ho mai più visto dei lavori così belli anche nelle classi dei bambini più grandicelli.
    A distanza di tanti anni voglio ancora ringraziare quegli insegnanti e quei ragazzi che hanno saputo farmi vivere dei momenti così gratificanti.
    
   Leone Sacchi                       Bologna 12/02/13

* incipit de "I due susini" di Luigi Fiacchi (detto Clasio) - 1820 (così come la ricorda Leone dalle elementari)

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