giovedì 9 gennaio 2014

IL MIO PREMILITARE


    Il servizio premilitare sorse e venne reso obbligatorio con l’avvento al potere di Mussolini e della dittatura fascista nel 1924, dopo le elezioni farsa. Si trattava di un servizio preparatorio e preliminare al servizio militare al quale ci si doveva sottoporre all’età di 18 anni. Veniva svolto la domenica mattina per non far perdere ore di lavoro ai partecipanti. Erano esentati tutti coloro che avevano un lavoro continuativa su tutti i giorni della settimana. Per questi l’addestramento veniva effettuato il sabato sera nella scuola comunale di Carpi. Gli insegnanti erano scagnozzi fascisti che avevano fatto pratica durante il servizio militare.
   Per prima cosa ci fecero imparare a marciare, inquadrati con lunghe camminate. Poi ci diedero in mano il moschetto che doveva venire smontato e rimontato parecchie volte e poi imbracciato per il tiro.
    Io frequentavo il corso serale a causa della mia attività come aiuto casaro. Eravamo seduti in classe dietro ai banche che usavano gli scolari durante il giorno. In effetti eravamo degli scolari anche noi adulti, prede del fascismo. Trattandosi di adunate serali noi eravamo esonerati dalle marce. Dovevamo solo imparare l’uso delle armi e quindi fondamentalmente del moschetto, col quale dovevamo prendere assoluta confidenza. Però succedeva una cosa abbastanza ridicola. I moschetti non erano sufficienti per tutti. I primi trovavano sempre il moschetto, ma gli ultimi rimanevano senza. A me capitava sempre di arrivare per ultimo per cui mi limitavo a guardare con una certa indifferenza quello che facevano gli altri in attesa della libera uscita. Mi pare che il corso fosse di tre mesi, nel corso del quale ci fecero fare una prova di tiro al Poligono di Cibeno, quello che divenne tristemente famoso per la fucilazione di 67 deportati prelevati dal campo di concentramento di Fossoli. E venne anche il mio turno di tiro. Io non avevo mai imbracciato il fucile e non sapevo neppure metterlo in posizione di sparo. L’insegnante, accortosi che non facevo bersaglio, mi diede della bestia e mi strappò di mano il moschetto per dimostrarmi come si faceva.
 Ma me lo ridiede subito dicendo che era guasto.
     Una domenica mattina, durante il corso premilitare, ci convocarono tutti all’interno del parco del castello dei Pio. L’allora podestà di Carpi ci tenne un discorso di esaltazione del duce e del fascismo e concluse dicendo che quella per noi era l’ultima possibilità che ci veniva offerta per avere la tessera fascista. Al termine dell’adunata ci vennero distribuiti dei moduli per la richiesta delle tessera. Chi dichiarava di non volere la tessera doveva dichiarare i motivi della sua scelta.. Io fui uno di quelli che non prese il modulo, dicendo loro che se volevo iscrivermi sapevo dove andare.
     Gli esami mi sembra di ricordare che si svolsero il 17 gennaio del 1932. Io avevo con me una lettera di raccomandazione del Parroco di Mandrio di Correggio perché dovevo andare a suonare in chiesa per una festa solenne e perciò fui esaminato per primo. Quando passai alla prova col moschetto, mi dissero di mettermi in posizione di sparo ed io cercai di mettermi in posizione di tiro e di prendere la mira. Ma gli esaminatori mi dissero della bestia perché non mi ero accorto che il moschetto era in posizione di sicurezza e che non sapevo neppure metterlo in posizione di sparo. Così terminò la mia esperienza di premilitare con una promozione a pieni voti. E non mi chiesero neppure il modulo di iscrizione al fascio. Ma non fu così per tutti. Molti avevano detto no, dando la colpa del loro rifiuto ai genitori, che vennero convocati ed interpellati, per poi costringerli a prendere la tessera. Quelli che invece avevano detto di no di propria volontà vennero schedati e poi sottoposti a tutte le rappresaglie dei fascisti.
    Qui potrebbe terminare la storia del mio premilitare, ma vorrei aggiungere altri episodi di cui sono stati vittime molti italiani.  
     Nel 1934 Mussolini promulgò una legge in base alla quale tutti i lavoratori dipendenti privi della tessera del fascio dovevano essere licenziati. Chi erano dunque i fascisti? Fascisti erano tutti quelli che dal fascismo avevano ricevuto dei benefici ed i giovani  cresciuti col fascismo ed imbevuti della propaganda del regime con slogan ripetuti all’infinito e scritti a caratteri cubitali sugli edifici della città e sulle case di campagna come “CREDERE. OBBEDIRE. COMBATTERE” “SE AVANZO SEGUITEMI. SE INDIETREGGIO UCCIDETEMI.” ed altre idiozie del genere, a firma Benito Mussolini. Inoltre i preti dai pulpiti delle chiese dicevano che Mussolini era l’uomo inviato da Dio in Italia per fare grande la patria.
    Questa è una pagina della tragedia del popolo italiano durante il ventennio fascista, tragedia che poi si è conclusa con la guerra disastrosa a fianco dell’esercito tedesco e poi con l’insurrezione nazionale partigiana a fianco delle forze alleate.
    Spero che attraverso internet, la stampa e la scuola la vera storia del fascismo venga conosciuta  in modo che gli orrori del passato non abbiano a ripetersi e che le giovani generazioni  possano godere della libertà per la quale noi abbiamo dato il nostro contributo di sacrificio e di sangue.
  

    Leone Sacchi             Bologna 6 gennaio 2009

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