A questo proposito vorrei citare alcuni
esempi più recenti della mia gioventù. I bovari che accudivano le stalle e gli
animali e che avevano un contratto annuale, vivevano in catapecchie prive di
qualsiasi servizio. In alcuni casi non c’era neppure il gabinetto. Questi
poveretti per i loro bisogni corporali si servivano di una buca in campagna con
un grosso palo per tenersi stretti e non caderci dentro. Ma le stalle ed i
fienili erano tenute come Dio comanda.
C’erano le volte ed i tiranti in ferro per rendere più sano e solido
l’ambiente. Il tetto del fienile non faceva acqua per evitare gli incendi.
Tutto era studiato per la salute degli animali perché al padrone interessava di
più la vita della mucca che quella del bovaro. Se moriva o se ne andava, non
era difficile sostituirlo.
Dai tempi di allora è passata molta acqua
sotto i ponti, ma l’essere umano viene ancora messo in condizione di togliersi
la vita a causa della miseria e della disoccupazione. Anche in questo caso
viene a proposito l’esempio della torre di Babele riportato dal Papa. Nel corso
degli anni gli industriali, con le nuove tecnologie, si sono serviti della mano
d’opera dei lavoratori per realizzare i propri profitti. Ed in questo caso
l’interesse è stato reciproco.
Quello che ora a me non sembra giusto è
che, di fronte alla crisi attuale, il proprietario della fabbrica si senta in
diritto di chiudere e di dislocare la produzione in altri paesi senza tenere in
alcun conto la vita degli operai e delle loro famiglie.
Speriamo che in una futura nuova società i
governi prendano in considerazione prioritariamente il lavoratore e che il
valore fondamentale della società non sia la pietra ma l’esistenza umana e la
collaborazione fra imprenditori e lavoratori.
Concludo con un ringraziamento a papa
Francesco per il suo esempio sulla torre di Babele nella speranza che in futuro
la vita sia serena e degna di essere vissuta da ogni essere vivente sulla
faccia della terra.
Leone Sacchi Bologna 20/05/2013
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