I miei
cent’anni, compiuti ormai il 20 febbraio 2013. Quando vado fuori a spasso,
spingendo la carrozzina o facendomi spingere dalla mia assistente, molti si
meravigliano della mia longevità. Vi confesso che nonostante i lavori di una
volta rimangano solo un ricordo, mi ritengo fortunato perché mi sento ancora
partecipe, nel bene e nel male, a tutto quello che sta succedendo nel mondo ed
in particolare in Italia.
Il sei
Gennaio dell’anno in corso a 97 anni è mancata mia moglie Maria. Avevamo fatto
77 anni di matrimonio insieme e cinque anni di fidanzamento. Direi quasi una
eccezione. Però ora sento la sua mancanza. E’ questo che mi addolora
maggiormente. Nella mia solitudine penso a quello che mi circonda di te. Mentre
sto battendo queste brevi note con la mia olivetti ammiro con tanto amore il
tappeto che tu hai ricamato, cara Maria, nel lontano 1935 quando ci siamo
sposati. Ci metto una mano sopra e mi sento di amarti e di abbracciarti ancora
come allora. Così per tante altre cose della nostra casa. In particolare l’urna
che, come d’accordo, sta nella nostra camera in attesa della mia per andare per
sempre insieme in un loculo nel cimitero di Carpi.
Oggi dico
che la vita mi rende ancora felice perché sono attorniato ed assistito da due
bravi figli, da una nuora e da un genero, da quattro nipoti e dieci pronipoti
che mi circondano con tanto amore.
Per
concludere sui miei cento anni dico ed auguro a tutti che la vita è un dono
degno di essere vissuto con entusiasmo ed intensità di intenti.
Leone
Sacchi
Bologna 30/11/2013
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