Cari
bambini, sono stato anch’io un alunno di questa scuola, però più di 80 anni fa.
Le
prime classi le ho frequentate nella vecchia scuola di Migliarina, che era
stata la casa natale di Ciro Menotti. Mi ricordo che nell’atrio c’era una
lapide che portava la seguente scritta (vediamo se la ricordo ancora) : “Qui
nacque Ciro Menotti che patì e sanzionò sul patibolo”. Alcuni anni fa sono
tornato a visitare i luoghi della mia infanzia ed ho rivisitato quella casa. La
lapide c’era ancora.
Il
banco dietro al quale eravamo seduti era di legno e, mi ricordo, aveva un foro
dentro al quale stava il calamaio con l’inchiostro.
Noi,
bambini di campagna, figli di operai e di contadini semianalfabeti, non
sapevamo neppure tenere in mano il portapenne. Il primo insegnamento ci veniva
impartito con la matita e dovevamo imparare a fare le aste diritte. Tante e
tante pagine di aste prima di provare a scrivere le prime lettere
dell’alfabeto.
Quando
abbiamo cominciato ad usare il portapenne e quindi l’inchiostro sono cominciati
i guai. A volte per sbadataggine, altre volte perché si immergeva troppo la
penna nel calamaio, si facevano le macchie d’inchiostro nel quaderno. E allora
le maestre ci davano anche delle sberle, come è capitato anche a me.
Quando
poi abbiamo cominciato a scrivere dei pensierini o piccoli componimenti si sono
presentati altri problemi. Noi tutti in campagna parlavamo il dialetto e i
nostri componimenti erano pieni di parole dialettali italianizzate. Le
insufficienze erano all’ordine del giorno.
Sono
passati soltanto ottant’anni, ma sembra di parlare di un mondo completamente
diverso.
Io
vi ho portato un opuscolo sulla lavorazione del formaggio grana, dai tempi
antichi ad oggi perchè io sono nato nel caseificio di Migliarina ed ho fatto il
casaro per tutta la vita. Penso che sarebbe molto utile che anche i vostri
genitori ed i vostri nonni scrivessero le loro storie di vita e di lavoro.
Potrebbero raccontarvi un po’ di storie di Migliarina e Budrione, di quando
c’era la palude, dei lavori di bonifica per rendere più fertile la terra e
migliori le condizioni sanitarie. Potrebbero parlarvi del tifo alla cooperativa
di Migliarina, perché mancavano le fogne e l’acqua usata per preparare gli
alimenti era inquinata. Allora furono fatte le condotte idriche e le fontane.
Quanto lavoro e quante fatiche per debellare il tifo e ridare la salute alla
povera gente!
Ma
voi già state pensando che la storia la studiate sui libri e non avete bisogno
che ve la raccontino i vostri nonni.
Ma
siete sicuri che quella che studiate sia tutta la storia? Ma sui libri che voi
leggete la trovate la storia della cooperativa di Migliarina, che fu data alle
fiamme dalle squadracce fasciste perché ritenuta sovversiva e contraria al
fascismo?
E
la sala da ballo lo sapete come e da chi fu costruita? E la tragedia
dell’attacco fascista che vi fu compiuto con una bomba che fece un foro nel
muro. Degli spari all’impazzata, che dovevano spaventare i giovani che
frequentavano quella sala, ed invece ferirono mortalmente uno degli assalitori,
un povero giovane, Eugenio Paltrinieri, che si era unito al gruppo dei
facinorosi?
Quanti
ricordi mi legano ancora a questa terra ed alla sua gente! Vorrei raccontarvi
del coro della chiesa di Budrione, in prevalenza femminile, che il campanaro,
il maestro Andrea Martinelli, aveva preparato e diretto prima delle guerra. Di
quel coro faceva parte anche Valter Lusvardi, mio carissimo amico, che fu
fucilato in Piazza Martiri a Carpi dalle Brigate Nere. Io suonavo il violino in
quel coro nella chiesa di Budrione.
Memorabili
poi erano le gare di virtuosismo che si facevano con il suono delle campane fra
le chiese di Migliarina, Budrione e Fossoli.
Cari
bambini, credetemi si potrebbe scrivere un libro intero con i racconti dei
vostri nonni. Sarebbe interessante e necessario per capire quanto lavoro,
quanti sacrifici e quanto sangue sono costati il benessere e la democrazia di cui oggi godiamo.
A
voi bambini spetta il compito di proseguire il cammino fatto dai vostri
antenati per dare sempre più lustro a Migliarina e Budrione nel benessere,
nella pace e nella libertà.
Grazie!
Leone
Sacchi, nato a Migliarina di Carpi il 20 febbraio 1913
30-05-2003
30-05-2003
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