Carissima ed amata l’Unità, il giornale
fondato da Antonio Gramsci che ha accompagnato tante battaglie della nostra
lunga vita. Finalmente, con tanta gioia
abbiamo salutato la tua ricomparsa in edicola. Ormai data la mia tarda età non
riesco più a leggerti, ma mio figlio mi ha letto alcune pagine.
Io, durante la dittatura fascista e la
guerra poi, ti ho diffusa in forma clandestina. Nell’immediato dopoguerra sono
stato un tuo assiduo abbonato e per molti anni ho fatto la diffusione domenicale
a Bologna con i compagni della sezione Bordoni. Successivamente ho avuto anche
la soddisfazione di vedere pubblicati alcuni dei miei scritti.
Sulla base della mia esperienza personale
vorrei darti alcuni consigli, che terrai nella considerazione che credi più
opportuna.
Primo: che il giornale esca in un formato
più ristretto e maneggevole.
Secondo: che gli articoli pubblicati siano continuativi
sulla stessa pagina, senza bisogno di rivoltare tutto il giornale per andare a
trovare il seguito.
Terzo che ci sia anche un po’ di cronaca
sportiva, perché ai miei tempi tanti non lo prendevano proprio per questa carenza.
Grazie per essere di nuovo fra di noi, con
l’augurio che la tua vita sia prospera e che possa anche aiutare la ripresa
economica e morale della nostra Italia.
Per me il giornale L’UNITA’ è un simbolo
che mi rimarrà sempre vivo nel cuore con la speranza che il mio augurio sia di
beneficio al direttore, alla redazione, ai giornalisti ed agli amministratori.
Auguri dal Leone Centenario
leonesacchi.blogspot.it BO 01/07/2015