UN RACCONTO DELLA LOTTA PARTIGIANA A CIBENO
Eravamo nel mese di Dicembre del 1945. I partigiani locali si erano
accordati col presidente del caseificio,
Ennio Gandolfi, per prelevare 10 maiali
, prima che venissero requisiti dai tedeschi.
Purtroppo, per un disguido o per una incomprensione, il dott. Gandolfi
si recò al commissariato a sporgere denuncia di furto il giorno prima che il
furto fosse perpetrato. Fatto sta che quando i partigiani si presentarono a
notte fonda per prelevare i maiali, si trovarono circondati dalle truppe
mongole e furono costretti alla fuga.
I mongoli a quel punto si fecero aprire le porte del caseificio ed
entrarono in casa nostra. Mia moglie Maria cercò di far loro intendere che noi
non sapevamo nulla di quello che era accaduto e che avrebbero dovuto rivolgersi
al presidente che abitava a Carpi. Ma
loro continuarono a girare per casa fino alle quattro. Alla fine se ne andarono
portando via una coppa di maiale che avevamo appena macellato e due forme di
formaggio del caseificio. Ma loro non sapevano che si trattava di forme fatte con il latte
scremato, prive di valore alimentare,
che venivano usate per fare bottoni.
Il dott. Gandolfi, informato del furto volle fare denuncia, anche se il
danno era insignificante, e volle che io lo accompagnassi.
Ci recammo dunque a villa Chiti, sede del comando delle truppe mongole e
li Gandolfi fece la sua denuncia. I
mongoli negarono che fossero state sottratte delle forme di formaggio, ma
quando lo stesso presidente dichiarò che non erano commestibili andarono a
prendere le forme e le fecero ruzzolare fuori dalla porta gridando “prendile,
vecchio cretino”. Il dott. Gandolfi
voleva che io le andassi a raccogliere, ma io mi sono allontanato il più
rapidamente possibile per paura di prendere anche una schioppettata nella
schiena.
Leone Sacchi Bologna 15/04/2014 leonesacchi.blogspot.it/
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