LA MIA E LA NOSTRA
SOLITUDINE
Forse io sono fra i beati che alla mia età
hanno la fortuna di battere sulla mia inseparabile Olivetti i miei pensieri ed
anche la fortuna di suonare sul violino quello che mi esce ancora dal cervello
poiché la vista non mi consente più di leggere il mio repertorio. Comunque sia
mi ritengo fortunato ed anche soddisfatto. Queste condizioni penso siano utili
ed anche indispensabili nella vecchiaia per sentirsi ancora partecipi, perché
ci danno energia per la sopravvivenza e ci aiutano nel cammino finale della
nostra vita.
Voglio qui raccontare una storia vera che
mi ha raccontato un mio amico del
Villaggio Due Madonne. Suo padre era ricoverato in un istituto di Bologna ed
aveva sempre intorno a sé molti amici ai quali tutte le mattine raccontava
sempre la stessa storia. Per essi era sempre nuova perché ogni volta se la
dimenticano subito, ma anche così rimaneva un buon passatempo giornaliero.
Mio figlio che da tempo si è
volontariamente assunto l’incarico di editore dei miei scritti, che me li corregge,
li scrive sul computer e li spedisce (
anche se spesso non è d’accordo con me), ogni tanto protesta e mi dice basta,
scrivi troppo. Forse lo dice perché anch’io ripeto le stesse cose, ma forse non
comprende che questo mi aiuta a sollevare la solitudine dentro di me e mi aiuta
ad andare avanti confermandomi che la vita è bella e degna di essere vissuta.
Leonesacchibolgspot.it 10/10/2014
Nessun commento:
Posta un commento