GLI ANNI DI UNA
SPENSIERATA GIOVENTU’
Come ebbi già a scrivere, a quindici anni
avevo già un’orchestrina e suonavo nelle sale da ballo. Avevo degli amici che
strimpellavano la chitarra ed ogni sera con il violino ci dilettavamo a
trascorrere le serate. Una sera un amico, del quale non ricordo più il nome,
prese a nolo una macchina e con quella ci siamo recati a Cortile, una frazione
di Carpi che dista una decina di chilometri da casa mia. La serata è stato
piacevole, non altrettanto il ritorno. Forse per l’inesperienza del mio amico o
forse per qualche altro accidente la macchina partiva, faceva qualche metro e
poi si rispegneva. Sta di fatto che siamo tornati a casa a piedi. Io sono
arrivato alle quattro del mattino, giusto in tempo per cambiarmi d’abito e
cominciare a lavorare con mio padre nel caseificio.
Piacevoli o meno erano comunque momenti di
una spensierata gioventù.
Un’altra avventura che ha segnato il resto della mia vita avvenne nel
mese di settembre del 1929. Verso sera ero andato a trovare una ragazzina,
Marina Imbeni, sorella di un mio amico. Appena giunto ella mi comunicò che mi
erano venuti a cercare per andare a suonare in una festa. In fretta e furia,
con la mia bianchi da corsa, mi infilai verso casa per andare a prendere il
violino, ma mi inzuccai con un altro ciclista che veniva in senso opposto. La
mia bicicletta era diventata un rottame ed io fui trasportato all’ospedale
grondante sangue per una ferita all’occhio destro.
Posso dire che quella ferita fu la mia
fortuna perché fui riformato mentre moltissimi giovani della mia classe
andarono a morire nei vari fronti che il fascismo aprì un po’ ovunque.
leonesacchi.blogspot.it 4/05/2014
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